Pubblicato sulla newsletter “Sant’Antonio di Padova”
Un momento storico per un monumento considerato tra i più importanti dell’arte rinascimentale. Dopo 85 anni dall’ultima ‘discesa’, Erasmo da Narni (detto il Gattamelata) e il suo destriero lasciano il sagrato della Basilica di Sant’Antonio.
Dopo circa tre anni nei quali il Gattamelata è rimasto avvolto dai ponteggi, verranno effettuate le delicate operazioni di sollevamento e calo a terra del monumento equestre, il quale lascerà il sagrato per essere sottoposto agli ulteriori necessari accertamenti preliminari al suo restauro effettuati grazie al sostegno delle organizzazioni americane senza scopo di lucro Friends of Florence e Save Venice, le quali non faranno mancare il loro prezioso contributo neppure nella fase restaurativa vera e propria.
La separazione del gruppo scultoreo dal proprio basamento sarà effettuata questa settimana, salvo imprevisti legati alle condizioni meteo. A conclusione di tale fase, le due parti del monumento verranno collocate nel vicino ex Museo Civico, in Piazzetta Kolbe.
Questa è la terza ‘discesa’ del gruppo bronzeo dal suo collocamento sul sagrato intorno al 1457. La prima avvenne nel mese di novembre 1917, quando il Monumento venne ricoverato a Roma a Palazzo Venezia sino al termine della Grande Guerra , facendo ritorno sul sagrato nel luglio 1919. La seconda avvenne il 1° ottobre 1940, quando nuovamente il gruppo fu smontato all’inizio del Secondo conflitto mondiale e ricoverata presso l’Abbazia di Carceri d’Este (PD) dove restò sino al 6 giugno 1945.
L’opera, capolavoro di Donatello, fu eseguita tra il 1447 ed il 1453 su commissione della famiglia del condottiero con l’avvallo del Senato della Repubblica Veneta per commemorare Erasmo da Narni; il monumento fu poi posizionato dinanzi alla Basilica di Sant’Antonio solo alcuni anni dopo.
L’azione verrà iniziata oggi, 8 ottobre 2025.
Sul Giornale dell’Arte questa azione era stata anticipata con articolo di Camilla Bertoni. 28 agosto 2025
Un monumento di natura eccezionale, quello equestre e rinascimentale concepito da Donatello e dedicato a Erasmo da Narni detto il Gattamelata che campeggia a Padova sul sagrato della Basilica del Santo. Da più di due anni è ingabbiato in un cantiere di restauro in stallo.
Altrettanto eccezionali sono state le tecniche messe in campo per effettuare, fino a qui, le analisi necessarie per giungere a una diagnosi del suo stato di salute. Eccezionali anche le misure di intervento discusse, tra le quali era stata avanzata anche l’ipotesi dello spostamento definitivo del monumento in uno spazio museale al chiuso. Ipotesi oggi scongiurata e che aveva suscitato le ire di Vittorio Sgarbi, all’epoca dell’inizio del cantiere sottosegretario alla Cultura.
A raccontare le vicende attraversate in questi lunghi mesi dal Gattamelata è Vincenzo Tiné che, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Padova fino allo scorso luglio, in agosto ha passato le consegne alla collega Marta Mazza, ora responsabile delle scelte sul restauro del monumento. «Un’indagine diagnostica di questa portata, finanziata dal MiC con uno stanziamento di 150mila euro, non era mai stata fatta prima in questi termini», spiega Tinè. Al lavoro è stata chiamata una task force, coordinata dall’Istituto Centrale per il Restauro, dove sono state coinvolte, in collaborazione con l’Università di Padova, competenze che vanno dalla geofisica alla chimica, passando per una vasta gamma. Gli esiti sono contenuti in un volume di circa 300 pagine in cui l’Icr sottolinea «criticità che rendono senza dubbio opportuno procedere quanto prima a un intervento di restauro».
Proprietaria del monumento è la Delegazione Pontificia per la Basilica di Sant’Antonio di Padova che ha deciso di assumere direttamente sia la progettazione dell’intervento sia l’esecuzione dei lavori e che ha ottenuto nuovi finanziamenti, dopo quello del MiC, da parte di due fondazioni, Friends of Florence e Save Venice. Uno dei nodi affrontati proprio per terminare la fase diagnostica è la possibilità che per eseguire il restauro la statua bronzea venga spostata all’interno del Museo Boito, ex Museo Civico nel Complesso di Sant’Antonio, una scelta che comporta complicati interventi di messa in sicurezza dell’edificio dismesso da decenni e sulla quale la Soprintendenza aveva espresso molte perplessità, ma che in seguito, e da tempo, è stata autorizzata.
«Grazie alla disponibilità della Delegazione Pontificia a riprendere in mano il testimone del complesso percorso terapeutico in atto sul Gattamelata, chiarisce Tiné, si è deciso di rinviare gli ulteriori approfondimenti diagnostici necessari, che intervengono temporaneamente sull’integrità del monumento, all’indomani della validazione e quindi autorizzazione di un progetto esecutivo di restauro che si presenta altrettanto complesso e articolato di quello diagnostico. Tale progetto è stato validato, cosi come è stato concesso lo spostamento limitatamente a un periodo di cinque mesi, dei quali due per completare la diagnostica, con analisi ulteriori a quelle con grammagrafia già eseguite che comportano lo smontaggio delle zampe del cavallo. Tre invece i mesi per la realizzazione dell’intervento». «Attualmente, fa sapere la Delegazione, stiamo lavorando alle prescrizioni ricevute attraverso i professionisti incaricati. Appena saranno messe a punto e soddisfatte le prescrizioni ricevute, si darà seguito alla fase operativa che inizierà con l’allestimento del laboratorio all’interno dell’ex Museo Civico realizzato da Camillo Boito in un’ala del Convento del Santo». Si attendono sviluppi, intanto in città si percepisce lo scontento di vedere il capolavoro di Donatello da troppo tempo «impacchettato».

