Arezzo celebra Giorgio Vasari a 450 anni dalla morte.

Articolo tratto da Artribune  –  di Livia Montagnoli

Il 27 giugno del 1574, Giorgio Vasari moriva a Firenze all’apice di un “cursus honorum” che l’aveva visto affermarsi, superata la boa dei quarant’anni, dapprima nell’entourage romano di Alessandro Farnese (per cui affrescò il Palazzo della Cancelleria) e poi nella sua Toscana, come architetto di corte di Cosimo I de Medici, che sarebbe scomparso solo un paio di mesi prima dell’artista. Per Cosimo I, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, Vasari rinnovò a Firenze Palazzo Vecchio e progettò il complesso degli Uffizi, coronando l’opera con l’ardita invenzione del Corridoio Vasariano (prossimo a riaprire al pubblico). Mentre incompiuta resta l’ultima committenza ricevuta dal granduca, la decorazione ad affresco della cupola di Santa Maria del Fiore, che Vasari riuscì a realizzare solo per un terzo, prima di essere colto dalla morte nella sua casa in Borgo Santa Croce.

Il pittore e architetto aretino – nato in una famiglia di mercanti nel 1511 e presto introdotto alla corte fiorentina dei Medici, dove ebbe modo di approfondire gli studi umanistici con Pierio Valeriano, mentre si formava presso la bottega di Andrea del Sarto e l’accademia di disegno di Baccio Bandinelli – è però passato alla storia dell’arte innanzitutto per il contributo critico, storiografico e letterario che fu capace di imprimere alla disciplina. Con la redazione delle Vite (1550), opera che raccoglie le biografie degli artisti da Cimabue ai suoi giorni, cesellando la ricostruzione storica con preziose notazioni critiche e di stile, Giorgio Vasari si impone come primo storico dell’arte dell’epoca moderna.
E la sua città natale, nel celebrare il 450esimo anniversario della sua morte, gli dedicherà una programmazione culturale speciale.

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