La Galleria Nazionale in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo promuove un progetto di ricerca sulla conservazione, restauro ed analisi delle tecniche e dei materiali costitutivi di tre dipinti del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi, la Superficie 207 del 1957, la Superficie 538 del 1961 e la Superficie 553 del 1965, appartenenti all’importante corpus di opere dell’artista conservato presso il museo.
Sabato 5 ottobre, dalle 9:30
Sala Via Gramsci
Ingresso libero fino a esaurimento posti
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo ha promosso un progetto di ricerca sulla conservazione, restauro ed analisi delle tecniche e dei materiali costitutivi di tre dipinti del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi, la Superficie 207 del 1957, la Superficie 538 del 1961 e la Superficie 553 del 1965, appartenenti all’importante corpus di opere dell’artista conservato presso il Museo.
Questo progetto viene oggi presentato in occasione di una giornata di studi dedicata, per raccontare al pubblico, non solo di studiosi e addetti ai lavori, il percorso critico e conservativo svolto nel corso di circa due anni di ricerche. Lo studio intrapreso è stato un vero e proprio lavoro corale portato avanti da numerose Istituzioni che con entusiasmo hanno messo in campo le proprie risorse e competenze.
La collezione Capogrossi presente alla Galleria Nazionale è composta da trentotto opere, sono dipinti, opere su carta e arazzi, appartenenti sia alla prima fase figurativa, sia al periodo non figurativo, del quale la Galleria possiede trentuno opere. Giuseppe Capogrossi, dopo il secondo conflitto mondiale, è stato tra i primi artisti italiani ad attuare una profonda trasformazione del linguaggio artistico, con l’abbandono del figurativo e l’invenzione di un “segno” astratto personalissimo, che lo contraddistingue e ne ha consacrato l’affermazione internazionale.
Il progetto di ricerca ha interessato un’approfondita campagna diagnostica, accuratamente documentata da immagini fotografiche, volta ad identificare la modalità operativa della sua produzione astratta ed i materiali pittorici maggiormente utilizzati. La comunità scientifica coinvolta, partner del progetto, è rappresentata dal Dipartimento di Chimica dell’Università La Sapienza di Roma, dal Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università degli Studi di Pisa, dall’Istituto di Cristallografia del CNR di Roma, dall’Istituto di Metodologie Chimiche ISB-CNR e dalla Scuola di Conservazione e Restauro (DISPeA) dell’Università di Urbino.
Le numerose indagini scientifiche effettuate sono state in parte finanziate dal nodo italiano della infrastruttura di ricerca E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science). Il progetto di ricerca è risultato vincitore della call di accesso ai laboratori MO-LAB e FIXLAB del 2017 (www.erihs.it).