L’eccezione italiana sull’arte va considerata. La proposta di Sylvain Bellenger e Sergio Risaliti

Pubblicato su ArtTribune (16 aprile 2020) un intervento di Sylvain Bellenger, direttore generale del Museo e Real bosco di Capodimonte a Napoli, e Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento di Firenze, si interrogano sulle urgenze del post pandemia: tecnologia, utopia e arte

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Pubblichiamo la parte conclusiva dell’articolo invitando alla lettura dell’intero articolo. La cultura deve essere “distribuita” e condivisa!

LA PROPOSTA

Suggeriamo, quindi, la creazione di fondi regionali d’investimento, conservazione e valorizzazione, sostenuti da finanziamenti pubblici e privati, sul modello del FRAC (FONDS REGIONAUX D’ART CONTEMPORAIN) che hanno dotato la Francia della più grande collezione e memoria di arte contemporanea del mondo; ma è necessario fare meglio ed espandere i fondi a borse di studio, incarichi di ricerca, di insegnamento, di curatela, per la produzione e l’acquisizione di opere di artisti contemporanei in occasione di mostre museali, scelti da una commissione di esperti indipendenti, desiderosi di evitare conflitti di interesse, storici dell’arte contemporanea, curatori e galleristi.

Un secondo suggerimento va giusto nella direzione di una politica di agevolazioni e incentivi fiscali tesi a moltiplicare lo scambio di valore tra artista, museo, gallerista, collezionista, per sostenere investimento, produzione, acquisizione, donazioni. Incentivi e agevolazioni che andrebbero estesi dunque anche nel caso di sponsorizzazioni ed erogazioni liberali in modo che l’interesse sia rivolto anche alla produzione e creazione di arte, mostre e iniziative ad essa collegate come festival e eventi speciali, da selezionare in base a criteri oggettivi di qualità culturale e scientifica e per l’impatto economico e sociale.

L’APPELLO AL MONDO DELL’ARTE

Altre forme sono certamente da studiare e invitiamo i direttori dei musei, i galleristi, i collezionisti, gli artisti e i mecenati a chiedere l’attenzione del Ministro sulla necessità di creare e sostenere un grande progetto nazionale di investimento sull’arte contemporanea.

Un investimento sostanziale di energie e di competenze, di programmazione e di sperimentazione, di risorse umane e finanziarie.  

Perché la crisi si trasformi in un’occasione di cambiamento all’insegna di una maggiore virtuosità del sistema dell’arte che ha i suoi punti cardinali nell’artista, museo, gallerista, collezionista e una filiera di professionalità e aziende che in questo sistema agiscono e producono competenze e ricchezza in modo capillare e diffuso. 

Non priviamo la storia dell’Italia contemporanea della voce dei suoi artisti, rischiamo di privarci di visioni che saranno necessarie per il modello sociale, economico ed ecologico che dovremo reinventare.  Del modo di stare e abitare il mondo futuro.

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