Il restauro della Cité de Refuge di Le Corbusier

Il progetto di restauro-ristrutturazione del complesso, ora denominato Centre d’hébergement et de réinsertion sociale (CHRS) Cité de Refuge-Centre Espoir, è stato svolto in collaborazione tra tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di conciliare valore sociale e culturale, esigenze di adeguamento a norme e nuovi modi d’uso, istanze di conservazione del patrimonio. Soluzioni architettoniche, modalità e tecniche di intervento sono state valutate e condivise tra committenti, utenti, tecnici, imprese di costruzione, conservatori, storici dell’architettura e istituzioni, tra cui la Ville de Paris, la Drac-Direction régionale des affaires culturelles e la Fondation Le Corbusier, custode dell’archivio e titolare dei diritti morali di proprietà intellettuale, riuniti in un Comité de suivi archéologique, scientifique et technique (CSAST) appositamente creato.

Alla base dell’operazione si colloca la scelta di lasciare immutata la destinazione d’uso del complesso, offrendo alle finalità sociali le risorse del limitrofo ex quartiere industriale in corso di riqualificazione nel 13° arrondissement, e utilizzando sovvenzioni destinate al social housing per intervenire anche sulle parti protette. Inoltre, al fine di restituire identità architettonica all’opera di Le Corbusier e Jeanneret, i lavori più invasivi e l’adeguamento alle norme di sicurezza, accessibilità ed efficienza energetica, sono stati concentrati sul Centre Espoir che, profondamente trasformato, comprende stanze per coppie o famiglie e appartamenti monocamera. Nel corpo dei dormitori della Cité de Refuge l’intervento più consistente ha riguardato le ‘cabine’ lecorbusiane, trasformate in camere singole più ampie con servizi indipendenti, conservandone solo due nello stato d’origine. La nuova organizzazione degli spazi consente di accogliere complessivamente circa 300 ospiti.


Estratto dell’articolo pubblicato sul Giornale dell’Architettura

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