Un clochard brucia a Napoli la Venere degli stracci

Di tutto è rimasto solo uno scheletro in ferro. Della Venere degli Stracci, nel cuore di Napoli, di prima mattina non c’era più nulla.

E’ finita così, in cenere, dopo neanche 15 giorni, l’opera di Michelangelo Pistoletto. Che commenta: “La società stracciona ha preso il sopravvento“. Parole che evocano, in qualche modo, anche il contesto in cui il gesto è maturato: ad appiccare il rogo sarebbe stato un senza fissa dimora di 32 anni, rintracciato e fermato nel pomeriggio dalla Polizia.

Ma prima della svolta nelle indagini, molte ipotesi si erano rincorse. Con qualche certezza: niente autocombustione, “è stato un atto vandalico“, come ha precisato subito l’assessore alla Legalità del Comune ed ex questore della città, Antonio De Iesu. A caldo qualcuno accusa una banda di ragazzini, mentre la Fondazione Pistoletto parla di una gara che, sui social, avrebbe invitato proprio a bruciare la Venere. Il sindaco Gaetano Manfredi poco dopo le 9 era già lì, circondato da diversi assessori. Si è detto sgomento, per quanto accaduto. Ma una cosa l’ha messa sin da subito in chiaro: “Napoli reagirà e la Venere sarà rifatta“.

Pistoletto, che quella Venere l’ha creata, ammette che quando ha saputo dell’incendio la prima reazione “è stata di un forte controllo dell’emozione, perché la ragione deve vincere, sempre“. Resta, però, quanto accaduto. Tutti condannano. Il ministro Gennaro Sangiuliano, si dice dispiaciuto, essendo “un estimatore all’artista Pistoletto” e il governatore De Luca invoca “maggior rigore contro atti di vandalismo, oltraggio e sfregio, che prendono di mira beni culturali e artistici” Sul posto, cittadini e turisti posano fiori e bigliettini: “Che dalle tue ceneri possa rinascere una città migliore“, c’è scritto su uno. Quasi le stesse parole usate dal vescovo, don Mimmo Battaglia, il quale spera che a rinascere sia “un nuovo senso di corresponsabilità nel custodire, diffondere, incentivare la bellezza e l’arte“.

Ma Napoli, intanto, incassa l’ennesimo colpo. Qualche turista guarda incredulo cosa è successo. Qualche napoletano corre ai ripari e dice: “Ora però non condanniamo l’intera città“. Manfredi prova ad andare oltre, consapevole della gravità del gesto.

In piazza Municipio a Napoli la Venere degli stracci

 

Non dobbiamo meravigliarci perché se noi guardiamo alla storia della nostra umanità c’è stato sempre uno scontro continuo tra la bellezza, il progresso e quella che è la violenza e la regressione, ma alla fine ha sempre prevalso il progresso, la bellezza, la civiltà“. E’ un processo “che non può essere fermato, né dal vandalismo né dalla violenza“. Per questo, d’accordo con Pistoletto, è stato deciso che l’opera sarà rifatta: “Lanceremo una raccolta fondi – annuncia il sindaco – per fare in modo che questa ricostruzione avvenga anche da una partecipazione popolare perché Napoli è la bellezza“. E a chi gli chiede come mai non ci fossero sistemi di protezione, risponde: “Non credo in una società sorvegliata, credo nella sorveglianza sociale“. Pur tuttavia, è stato proprio grazie alle immagini del sistema di videosorveglianza cittadino che la Polizia – gli agenti della Squadra Mobile e quelli del Commissariato Decumani – è riuscita a individuare e a bloccare il presunto responsabile. E’ un clochard, un senza fissa dimora napoletano di 32 anni. Uno sbandato con qualche precedente di polizia, ma non specifico. L’uomo è stato rintracciato in una mensa di via Marina e sottoposto a fermo: le accuse che gli contesta la procura sono incendio e distruzione di beni culturali. E così, anche nella sua fine, come nella sua origine, la Venere di Pistoletto ha unito la bellezza e il degrado. Due elementi, dice il maestro poche ore dopo l’incendio, quando ancora tutte le ipotesi erano in piedi, che “si incontrano per rigenerare la società, per rappresentare la rigenerazione di questi stracci, di questi detriti che stiamo creando“. Anche se alla fine, in questo caso, “la società stracciona purtroppo ha preso il sopravvento: è come un’autocombustione del lato peggiore dell’umanità”.

Michelangelo Pistoletto ammette che la prima reazione, quando ha saputo che la sua Venere degli Stracci, a Napoli, era stata distrutta da un incendio “è stata di un forte controllo dell’emozione, perché la ragione deve vincere, sempre“. “Ma dall’altra parte l’emozione e la ragione esistono sempre e sono una dualità che deve trovare un accordo, un bilanciamento, un’armonia”, aggiunge. Poi, ammette: “Questa società stracciona purtroppo ha preso il sopravvento, è come un’autocombustione del lato peggiore dell’umanità“.

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